jueves, 3 de mayo de 2012

Il vero amore non lascia tracce - Leonard Cohen

Il vero amore non lascia tracce 
Leonard Cohen

Come la bruma non lascia sfregi
Sul verde cupo della collina
Così il mio corpo non lascia sfregi
Su di te e non lo farà mai

Oltre le finestre nel buio
I bambini vengono, i bambini vanno
Come frecce senza bersaglio
Come manette fatte di neve

Il vero amore non lascia tracce
Se tu e io siamo una cosa sola
Si perde nei nostri abbracci
Come stelle contro il sole
Come una foglia cadente può restare
Un momento nell'aria
Così come la tua testa sul mio petto

Così la mia mano sui tuoi capelli

E molte notti resistono
Senza una luna, senza una stella
Così resisteremo noi
Quando uno dei due sarà via, lontano

L’amore (Osho)

"Puoi dire che sono un sognatore
ma non sono il solo
Spero ti unirai anche tu un giorno
e che il mondo diventi uno..."
[John Lennon - Imagine, 1971]



L’amore
(Osho)

L’amore è una pic­cola morte, e la morte è un grande amore; non si tratta di due cose dis­tinte.
L’amore è una pic­cola onda nell’oceano della morte.
Per questo si ha paura dell’amore tanto quanto si ha paura della morte.
La gente sem­plice­mente recita il gioco dell’amore, non ci va a fondo.
Si guarda bene dal pren­dere qual­si­asi impegno, dal coin­vol­gi­mento totale; per­ché, se entri pro­fon­da­mente nel mondo dell’amore, la sua fiamma bru­cia il tuo ego.
La gente ama, o almeno finge, crede di amare, per­ché una vita senza amore non ha senso.
Se non si ama, la vita non ha senso; se si ama davvero, l’ego scom­pare.
Per questo nascono i com­pro­messi: più in là di tanto non si va. Non si arriva mai in pro­fon­dità: si sfiora la super­fi­cie.
E senza amore non si può stare, ci si sente inutili, futili.
La vita diventa un deserto senza senso, senza musica, qual­cosa di des­o­lato.
Ci si limita a veg­etare: non ami vera­mente, non vivi real­mente.
Amare e vivere sono sinonimi.
E’ per questo che si tenta il gioco dell’amore: ci tiene impeg­nati.
Ma non si va vera­mente in pro­fon­dità.
La gente se ne tiene fuori per­ché, se entrasse davvero nella dimen­sione dell’amore, l’ego scomparirebbe.
A quel punto tu non ci saresti più: a quel punto esiste Dio.